9059 VISUALIZZAZIONI

Ottobre, è tempo di pera angelica

La storia della pera angelica

Non si conosce con esattezza l’origine della pera angelica di Serrungarina, tuttavia nel “Pomona”, scritto da Gallesio all’inizio del 1.800, troviamo la sua descrizione. Fino agli anni ’60 era un frutto molto diffuso in Italia, soprattutto nel veronese e in Romagna. Gli agricoltori di Serrungarina, comune di Pesaro Uribino, e di alcuni comuni della regione Marche conservano esemplari di oltre 70 anni e custodiscono gelosamente la coltivazione di questa accattivante, succosa e dolcissima pera. Le piantagioni di pera angelica producono soltanto 50 tonnellate di prodotto all’anno, un numero che la rende rara e pregiata. L’esclusività di questo pero si è amplificata nel corso degli anni, un tempo era comune trovarlo nel tradizionale frutteto di famiglia. La causa della sua lenta scomparsa potrebbe essere legata alla buccia in quanto, molto sottile, si ammacca facilmente, di conseguenza non ha trovato il proprio posto nel mercato del fresco.

Pera angelica per intenditori

La pera angelica, comunemente denominata pera, appartiene alla famiglia delle rosacee, genere Pyrus e specie communis. L’albero è di vigore elevato, i suoi rami hanno un andamento tendenzialmente verticale senza un ordine preciso, mentre il frutto lo troviamo prevalentemente su rami misti. La foglia adulta è di piccole dimensioni, ellittica e con il margine dentato, invece il picciolo è lungo. I 7 fiori dell’albero della pera angelica risultano a pari livello in quanto portati dai peduncoli medi che si diramano da uno stesso asse ad altezze diverse, mentre i petali sono arrotondati e bianchi. L’impollinazione è incrociata con altre varietà di pero locali e il frutto è di grandezza media. La buccia, sottile e rugosa, raggiunta la maturità diventa gialla con un bel sovracolore rosso al sole, mentre la polpa è bianco giallastra. La pera angelica è molta succosa, di un sapore dolce-acidulo. Il germogliamento e la fioritura sono intermedie, l’albero è molto produttivo, ma soffre la siccità.

Consigli per coltivare la pera angelica

L’albero del pero richiede terreni freschi, profondi e ricchi, meglio ancora se in un luogo riparato dato che teme la siccità e il vento forte. E’ inoltre necessaria una cura particolare della concimazione per evitare squilibri vegetativi che possano peggiorare la sua elevata sensibilità. Solitamente è venduto a radice nuda da ottobre ad aprile, ma la fruttificazione avviene tra i 2 e i 4 anni dopo la sua piantagione. La Pera Angelica comincia a maturare sul finir di settembre, e viene raccolta durante tutto il mese di ottobre e qualche volta giunge a maturazione ancora alla metà di novembre. Il frutto, molto succoso, si conserva in frigorifero per alcuni mesi, fuori frigo invece per 3-4 settimane.

La pera angelica di Si.Gi.

Cercando i sapori, i profumi e i colori dell’antica tradizione marchigiana ci siamo innamorati di questa antica varietà di pera e siamo orgogliosi di far parte del Consorzio per la Tutela e il Recupero della Pera Angelica di Serrungarina. Il nostro motto è fatto a mano con amore ed è questo il mondo in cui raccogliamo il frutto e lo lavoriamo. La confettura cremosa di pera angelica Si.Gi. ha un profumo molto intenso ed è ottima in accompagno a dolci e torte a base di formaggi, ideale sulle carni bianche come bolliti di gallina e cappone e perfetta per la prima colazione. La versatilità del frutto ci ha permesso di osare fino ad arrivare ad altre due creazioni: Pera Angelica in agrodolce (tagliata a julienne di ottima consistenza e dal sapore molto ricco e pieno, con un gradevole tono speziato che la rende ottima sulle carni bianche, in torte salate e in stuzzicanti antipasti) e la Pera Angelica sciroppata (sciroppata al naturale, detorsolata e tagliata a metà).